Ha ragione Chesterton, tutti i libri di Charles Dickens avrebbero potuto intitolarsi Grandi Speranze, perché tutti sono volti alla realizzazione “eroica”, la potremmo chiamare così , di un desiderio, di un dovere, di un compito. Ma l’unico libro, ironia o misterioso gioco dell’autore, in cui la speranza non si realizza affatto si intitola proprio Great Expectations.
Ora leggere o rileggere questo Romanzo non è altro che affermare che la comprovata bellezza delle cose così come quella degli uomini risiede nella loro stessa miseria , nella loro quotidiana resistenza al mondo. L’umanità tanto vituperata , l’umanità delle strade che freme, che ha voglia di tutto , che ingolla la vita perché è la vita la ricchezza, è ciò che ha valore: la Vita e basta.
E se la sincerità e la carità sfamarono come un lauto pasto la bocca di Dickens, allora credo di non voler stare seduto a nessun’altra tavola.
La bontà servita spaventa quelli che infornano la giustizia senza mai cuocerla , che compongono piatti senza mai servirli , che vorrebbero tutti seduti e nessuno in cucina.
Edoardo M. Rizzoli #consiglidilettura #charlesdickens #grandisperanze
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