#consiglidilettura
Una delle recensioni possibili.
Giappone. A Teshima dove un’isola nuota un mare di promesse altrui, qualcuno ha deciso di conservare in un unico luogo le registrazioni sonore dei battiti del cuore dell’umanità. Il mondo enorme, brulicante vivo e vociante si ritrova qui silenzioso ed in ascolto, a registrare il suo battito, la sua armonia personale. Piccole isole umane in un’isola piccola e gigantesca allo stesso tempo, sotto una volta dove navigano come nel vuoto il sole e le stelle, dove l’umanità usa l’alfabeto dei sussurri, dei bisbìgli e delle attese.
A condurci in questo Archivio dei Battiti del Cuore(Shinzō-on no Ākaibu) sono la scrittrice Laura Imai Messina ed il protagonista di questo libro “l’isola dei battiti del cuore”, edito da Piemme, di nome Shūichi. Verità e ricordi si confondono nello svelarsi della storia. Ci affideremo alle parole dette da un bambino e mutate dalla propria madre; ce ne staremo seduti ad ascoltare un uomo di quarant’anni con una cicatrice in mezzo al petto e mille anni di domande dentro di sé.
La verità è che ognuno di noi può trovarsi in un mondo diverso ma possibile. Ed anche da qui, intendo dire dall’isola del proprio letto, dalla cucina con vista occidentale, può sentire leggendo e divorando queste pagine, quei battiti registrati e farli propri, come una comunione, come un avvicinarsi perfetto, quasi un compimento di un qualcosa di essenziale ed indefinito.
Ed è nella scrittura di questa autrice tutta la magia, se vogliamo chiamarla così, tutte le possibilità del nostro intimo racchiuse in una storia. E’ l’umanità che chiama l’umanità.
E per me è il ricordo della mia perfetta estate di solitudine di alcuni anni fa, quando guardavo sorridendo le ragazze dell’isola tuffarsi dagli scogli gridando i nomi dei loro amati per poi perderli. È essere felice.
“Shūichi abbassò la forchetta che stava portando alla bocca, e chiese a Sayaka: << Vuoi sapere perché disegno sempre finestre?>>.
Ma la ragazza scosse il capo.
<<No, ma al ritorno ti vorrei portare a vedere le finestre della casa in cui sono cresciuta.>>
<<sarebbe bello.>>
<<Mi piacerebbe le ricordassi.>> “
Edoardo M. Rizzoli
“È nei luoghi di cui ignoravi perfino l’esistenza che finisci per essere più felice”.
C. Nooteboom
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