“Girai dietro il piazzale, sostando sotto il tenero verde del corniolo, e alzai gli occhi sulla casa, poi il mio sguardo spaziò lungo il pendio verso la linea di mattoni rosa delle baracche dei negri, quindi a ponente dov’era il giardino, una giungla di rovi e di bosso non potato, e sul grosso castagno sovrastante il muricciolo del cimitero. Pensai quante processioni di quanti lenti passi avessero seguito il sentiero che fiancheggiava il giardino, fino al di là del muricciolo. Pensai quant’altre ancora lo avrebbero seguito di cui avrei fatto parte anch’io, quindi una processione avrebbe accompagnato me, e un giorno alcuni di quelli che la formavano sarebbero scomparsi dalla file per venire scortati anch’essi alla tomba; dopodiché le processioni avrebbero continuato a passare fino alla fine del tempo. La casa, il grande acero da zucchero, la veranda sul retro, lo sguardo affettuoso di mio padre, ecco tutto quello ch’ero io; sotto il castagno, ecco tutto quello che sarei stato”.
Allen Tate
I Nostri padri
la Feltrinelli I edizione 1964
Trad. Marcella Bonsanti
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